Il mondo delle criptovalute è sempre in evoluzione. Da valuta scollegata da qualsiasi organismo di controllo centrale (come banche, governi, enti dovranazionali) sembra trasformarsi, pian piano, in una valuta a tutti gli effetti con qualche forma di controllo su di essa bitcoin dichiarazione redditi.
L’ultima novità dal mondo dei bitcoin potrebbe segnare l’inizio della trasformazione di queste valute digitali in valute “reali”.
Nella dichiarazione dei redditi bitcoin dichiarazione redditi
Il bitcoin e tutti gli strumenti simili (si intendono anche Ethereum, Ripple e altri) vanno considerati come valuta estera. Detto più nello specifico, i guadagni dalla compravendita di queste criptovalute sono tassati al 26% se effettuati su wallet sopra 51.645,69 euro per almeno sette giorni lavorativi.
L’investimento in bitcoin viene considerato come un investimento di altre valute (quasi simile al forex): se la giacenza media supera il tetto dichiarato in precedenza e la durata supera la settimana, per lo Stato scambi valuta a tutti gli effetti e devi dichiararlo formalmente.
Non vale come strumento di natura bancaria
Il bitcoin, quindi, è considerato come una valuta estera ma non è assimilabile a un conto corrente bancario o altri strumenti simili.
In poche parole, va dichiarato ma non genera alcun obbligo di versamento dell’imposta sul valore dei prodotti finanziari (Ivafe).
Il bitcoin è considerato una “normale” attività di investimento, così come forme più tradizionali di finanza, che può generare introiti e reddito. L’utilizzo di un wallet sarebbe il fattore che configura l’obbligo di dichiarare le criptovalute in possesso nella dichiarazione dei redditi.
La legge si muove, quindi, ma alcuni fattori vanno ancora definiti. Chissà quale sarà il futuro delle criptovalute e come la legge italiana inquadrerà queste nuove forme di pagamento.
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Ci sono ancora dei dubbi sulle criptovalute
Queste dichiarazioni da parte dell’Agenzia delle Entrate cominciano a chiarire la situazione, ma non definitivamente.
Non è ancora chiaro, infatti, se si debbano considerare gli investimenti in bitcoin come attività all’estero. Ulteriore dubbio non da poco, se è un’attività all’estero, in quale Stato ha luogo? Non si tratta di domande stupide, proprio perché le norme vigenti discriminano sulla base di questi due dati.
La matassa del bitcoin, quindi, non è ancora del tutto dipanata sul piano fiscale: la Corte di Giustizia Europea ha ricondotto le criptovalute a reali sistemi di pagamento (come il denaro tradizionale), ma non ha dato indicazioni più precise a riguardo.