Nuovi linguaggi e simboli di contemporanea follia
La ormai celeberrima emoji con la faccia che piange di gioia (Face with Tears of Joy) nasce nel 2010. Nel 2015 l’Oxford Dictionary lo sceglie come <<parola>> dell’anno…
Nel 2017 è stato l’emoji più usato sui dispositivi Apple e il più popolare e quindi anche postato su Facebook.
Pertanto, l’emoji che ride fino alle lacrime ha iniziato un lento declino nel suo utilizzo, sebbene sia ancora prima in classifica tra i simboli più diffusi sul sito di microblogging.
Eppure, gli esperti di Emojipedia, stanno riscontrando un lieve e costante declino dell’emoji Toj ( quella che ride fino alle lacrime).
Toj si ricorda come per due motivi fondamentali: il primo è il suo massiccio utilizzo nei social, pare infatti che sia stata condivisa 6,6 miliardi di volte su Twitter nel 2015; il secondo è legato sempre al 2015 anno in cui è stata decretata “parola”.
Infatti, l’organizzazione legata alla Oxford Dictionaries, nata per analizzare il modo in cui si evolve la lingua inglese, ha deciso di attribuire tanta rilevanza a un emoji per una ragione precisa.
Casper Grathwol, presidente dell’associazione ha dunque spiegato che l’alfabeto sta affrontando un suo tumulto interno per andare in contro alle esigenze della moderna comunicazione visiva.
Il declino della faccina divertita fino le lacrime
Gli analisti hanno scoperto comparando Tears of Joy alla più recente emoji, Rolling Tears On The Floor Laughing (letteralmente rotolarsi per terra dalle risate), faccina piegata di un lato che la prima è in calo per l’uso.
Pertanto, la seconda faccina sembra che dal canto suo stia incrementando un pochino facendo comunque registrare che insieme i due simboli non crescano nell’uso corrente.
Quindi, ad oggi si utilizzano di più l’emoticon rispetto le parole ma perché questo accade a un livello più profondo?
C’è da premettere che questa tendenza di un usare di più l’emoji che ride piegata di un lato può essere solo passeggera, ma l’uso delle emoticon è ormai consolidata nel nostro sistema di scrittura.
Probabilmente la risposta va indagata a livello psicologico, così come spiega la docente di Psicologia alla Chatham University, la quale ha indicato nell’ emoji una sorta di punteggiatura emotiva.
Quando li usiamo nelle chat, li pubblichiamo nel mezzo di una frase o in sostituzione di una parola aumentiamo il rischio di comprensione o fraintendimento.
Bisogna, pertanto usarli con parsimonia e particolare attenzione poiché bisogna considerare che un simbolo funziona efficientemente in un discorso solo se gli interlocutori gli attribuiscono significati simili.
Le faccine, insomma, rivelano la psiche più di tanti bla bla scritti.
Infine, da cosa è dovuto il successo e il declino di Tears of Joy ?
Per la linguista Gretchen McCulloch, l’emoji rappresenta la voglia di trasmettere se stessi in modo leggero nelle tristi chat digitali.
Vogliamo ridere e le emoticon sorridenti sembrano che possono paragonarsi al pollice in su del like. Spesso infatti usiamo il pollice per rafforzare l’idea di qualcuno espressa in un post, per fargli capire che ne condividiamo l’idea.
Così ridere insieme ci farebbe sentire più vicini e in contatto, anche se lo facciamo attraverso un emoji di una chat Whatsapp.
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